Salvare vite, elaborando il lutto?

by Claudia Ravaldi

Perchè il 5×1000 a CiaoLapo? A cosa serve elaborare il lutto? Ma è un vero lutto?
Nel nostro paese, così poco avvezzo alla conoscenza della psiche e dei suoi meccanismi può capitare che una persona non sappia a cosa serve sostenere un’associazione che si occupa di persone in lutto. A cosa serve sostenere i genitori quando ormai tutto è già accaduto? Come si può essere d’aiuto? E soprattutto, davvero si può fare qualcosa di utile per loro? Davvero non basta farne un altro, fare una vacanza, metterci una pietra sopra, aspettare che passi da sé?
 
Io preferisco donare a chi “salva” le vite“, mi diceva una signora abbigliata elegantemente a una cena di gala, mostrandomi di non comprendere alcunché della nostra mission e ancora meno di psicologia del trauma. 
“Salviamo vite ogni giorno”, risposi, convinta. Se così si può dire, se si può usare la parola “salvare”. “Sottrarre qualcuno a un danno grave”, “Trovare rifugio in qualche luogo” sono due locuzioni che descrivono bene il nostro operato. I nostri sono però salvataggi discreti, lenti, sudatissimi.
Salviamo equilibri psicologici totalmente compromessi dalla più feroce delle assenze, quella del figlio amato, in un momento storico per quella coppia tra i più caotici e vulnerabili, quello della gravidanza e dell’attesa.
Salviamo le persone dalle loro rabbie distruttive, dai rancori, dalle paure irragionevoli, dalla sfiducia nei loro corpi.
Le salviamo dall’ignoranza sociale, dall’incompetenza professionale del “sono cose che capitano”, dall’abisso discriminatorio del “vedrai un giorno anche tu sarai genitore”.
Le salviamo da chi esorta a non elaborare il lutto, perchè non è un lutto vero.
Le salviamo dal lutto complicato e dal salto generazionale del lutto non risolto che va a colpire i figli successivi.
 
Abbiamo iniziato per caso. 
Io e mio marito abbiamo cominciato a salvarci da soli il 13 Marzo del 2006, a diagnosi di morte fetale a termine appena fatta.
 
Ma nessuno si salva da solo!- fa notare Margaret Mazzantini in un suo libro.
 
E’ molto più facile salvarsi in compagnia, lo riconosco. 
E’ molto più confortante essere accolti in un posto già esistente dove comprendano esattamente cosa ti sta accadendo e come ti senti.
Ma non c’era, nel 2006, quel posto. 
Non c’era fisicamente, e non c’era nemmeno metaforicamente.
 
Perchè non c’era il concetto di “lutto perinatale” almeno nella sua dimensione bio-psico-sociale.
Noi non esistevamo.
O meglio, esisteva la nostra “disgrazia”, come l’hanno definita, che ci era accaduta senza perchè e senza percome, e noi non potevamo essere salvati. Ce la dovevamo tenere. E essere forti. E avere un altro figlio al più presto.
 
“Preferisco donare a chi salva le vite!”, ha detto la signora elegante, quella sera.
Come se le vite delle famiglie in lutto e la loro salute fisica o psichica non fossero importanti.
Come se la recidiva nei casi di aborto o morte in utero non fosse un evento ad alta ricorrenza, e non andasse affrontato come tale. Come se salvare i feti e portarli sani fuori dalle pance delle loro mamme grazie a un corretto inquadramento medico e ostetrico, molto spesso possibile fin da prima del concepimento non fosse “salvare vite”! 

Dal 2006 CiaoLapo onlus con le sue sole forze individuali e con le donazioni delle famiglie che ha sostenuto ha promosso in Italia un tipo speciale di “no profit”, di cui siamo davvero orgogliosi.


Lavoriamo infatti per “salvare” tutte le vite che possono essere salvate (circa il 20% delle morti in utero), per salvare la qualità delle vite dei genitori in lutto e per fare prevenzione di eventi avversi psicologici e medici evitabili ogni giorno, tutti i giorni, con un piccolissimo gruppo di volontari selezionati e di specialisti “super-specialisti”, senza lasciare nulla al caso.

Le nostre aree di intervento sono queste:
i genitori colpiti da perdita in gravidanza e dopo la nascita;
gli operatori dell’area materno-infantile coinvolti nell’assistenza, l’anello privilegiato di tutti gli interventi post-traumatici e di prevenzione di lutto complicato insieme alla famiglia di origine dei genitori;
la società, che conosce poco e male il lutto perinatale e le sue dinamiche e spesso inibisce la naturale resilienza delle persone fungendo da agente patogeno;
la conoscenza degli aspetti medici, sia clinici e dunque già noti sia di ricerca e dunque attualmente in studio nel mondo e sulla PREVENZIONE delle morti evitabili.

Per fare un esempio, il 70% dei nostri utenti in questi dieci anni ha ottenuto informazioni specialistiche sul lutto e sul proprio tipo di perdita solo attraverso la consultazione con i nostri specialisti e la lettura dei nostri documenti scientifici;
più della metà dei nostri utenti era infatti stato dimesso senza ricevere nessuna diagnosi e nessuna ipotesi diagnostica realistica e verosimile sull’accaduto e senza le dovute indagini di approfondimento;
nella metà dei casi di morte in utero la gestione delle gravidanze successive è lasciata in balia delle emozioni contrastanti, senza sostegno psicologico competente, con una medicalizzazione molte volte impropria soprattutto del parto ed una scarsa/nulla considerazione dei fattori di rischio modificabili e nessuna assistenza one to one;
dieci anni fa, la voce dei genitori in lutto si perdeva nel silenzio del tabù, non c’era spazio né nella comunità allargata né nei luoghi della cura per noi genitori.

Oggi, non solo possiamo pensare di ricevere un’assistenza “sufficientemente buona” in un gran numero di ospedali italiani, non solo disponiamo online di documenti chiari ed esaurienti scaricabili gratuitamente in tempo reale per permettere ai genitori di fare scelte consapevoli, non solo gli operatori si stanno sensibilizzando via via con maggiore fiducia nel modello operativo e nella cornice teorica che proponiamo.
Oggi possiamo dire “lutto perinatale” in pubblico e sapere che metà degli interlocutori (rispetto allo zero assoluto del 2006) sa di cosa parliamo, e comincia ad avere rispetto delle persone che lo vivono, senza stupirsi (troppo) se abbiamo “dovuto partorire” o abbiamo fatto un rito funebre.
Oggi sappiamo che le gravidanze successive a un lutto possono essere vissute con tutta la serenità possibile perchè sappiamo come ascoltare i genitori con un precedente traumatico e come accompagnarli nel nuovo percorso di attaccamento e di genitorialità, e che questo riduce potentemente le ricadute del lutto complicato si nascituri e sul loro sviluppo.

Molto di ciò che abbiamo fatto, molti dei bambini arcobaleno che abbiamo festeggiato nella nostra comunità, i libri che abbiamo scritto, i congressi che abbiamo promosso, i relatori che invitiamo e i ricercatori con cui collaboriamo sono il frutto di scelte responsabili, di studi raffinati e approfonditi, e di un progetto che riunisce in modo indipendente e libero da vessilli, ideologie, espedienti ed improvvisazioni, il meglio di ciò che si può fare per le donne e le coppie colpite da perdita in gravidanza e dopo la nascita.

Grazie a tutti coloro che ci sostengono. Grazie a tutti coloro che donano il cinque per mille a CiaoLapo, sapendo che anche noi “salviamo” le vite, delle famiglie colpite e dei bambini che verranno.

 

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