Riflessi d’ombra

by Claudia Ravaldi

Al parco, in una pungente giornata di inizio primavera.

Una donna spinge un passeggino. Una donna, passeggia col suo cane.

Lo sguardo della donna col cane si impiglia sulle guance tonde del lattante che dorme. Sorride.

 

“Che meravigliosa creatura. Quanto ha?” lo sguardo della donna col cane raggiunge gli occhi bassi della donna col passeggino.

“5 mesi” risponde lei, con una piccola, impercettibile smorfia all’angolo sinistro delle labbra. Un’ombra, apparentemente minuscola, si ferma alla radice del naso.

“E’ il suo primo figlio?” prosegue, la signora col cane. Il cane nel frattempo mastica un ramo, noncurante.

“Si…no, non proprio”. Sulla bocca della donna col passeggino si affacciano parole confuse. L’ombra allaga gli occhi. 

Silenzio.

La donna col cane  aspetta, interrogativa.

“E’ che in realtà, erano due. Sono due. Insomma, erano gemelli, ma…”

Le mani della donna col passeggino disegnano l’aria.

Accade una cosa curiosa. L’ombra che prima era negli occhi della donna col passeggino divampa negli occhi della signora col cane. Vestita di un mantello fatto di incredulità, dispiacere, paura, imbarazzo, stupore. 

L’ombra del dolore, quando entra negli occhi degli altri, si traveste sempre, da qualcos’altro. 

“Sei fortunata che almeno lui ce l’hai”. Oggi l’ombra si è travestita da angelo consolatore. 

Solo così può sperare di sopravvivere, il più a lungo possibile.

 

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