Il lutto, all’inizio, ci toglie le parole, le sottrae, le nasconde, le rompe, le svuota di significato. Per settimane, mesi, anni, i genitori in lutto sanno che una delle cose più faticose è ritrovare le proprie parole, per dire, per dirsi, per tornare ad essere interi. In quasi venti anni di CiaoLapo, ho visto migliaia di genitori lavorare intensamente per cercare le parole giuste per loro, per le loro storie, per i loro bambini.
Molti di loro le hanno trovate, e hanno trasformato l’indicibile in dicibile, l’impensabile in pensabile, il dolore in speranza.
Altri, sono ancora in cerca. Quando si cerca di ricostruirsi dopo un lutto perinatale, le parole vanno scelte con cura: talvolta nascono dentro di noi, spontanee, altre volte vanno prese in prestito da chi le ha trovate prima di noi: e sono allora le poete e i poeti, gli autori e le autrici, le altre madri e gli altri padri a offrire, attraverso le loro storie, parole in grado di essere cura e germoglio al tempo stesso.
Dopo un lungo lavoro febbrile, Marta un giorno ha trovato le parole giuste per dire la sua storia, per dirla al mondo: è nato un libro, L’oro si aspetta, di cui ho curato la prefazione^: “L’oro si aspetta è un libro che nasce dal cuore e ai cuori si rivolge: è stato scritto da chi ha vissuto il lutto perinatale in prima persona, e parla la lingua universale dei genitori in lutto. Anche se attraversare il dolore è un’esperienza soggettiva e profondamente personale, il viaggio, tuttavia, non deve mai essere solitario. Per affrontare la traversata, per sfidare il mare aperto, c’è bisogno di avere accanto compagni fidati, che sappiano comprendere e parlare la nostra lingua. I racconti autobiografici ben scritti, scritti con parole che danno forma al dolore personale e al tempo stesso offrono traiettorie di senso universali, rappresentano un saldo punto di partenza. Perché nel lutto perinatale ci si può smarrire, soprattutto se si è soli, o in cattiva compagnia: le parole delle altre madri e degli altri padri possono offrirci punti di vista in grado di fare la differenza, nel nostro percorso di elaborazione.”
Ho chiesto a Marta di raccontarci un po’ la sua esperienza, a partire dalla sua storia, dall’inizio, quando tutto è cominciato:
“Nel 2019 divento mamma per la prima volta. Di tutti i pensieri che avevo fatto sul mio diventare madre, di certo nel mio immaginario non avrei mai pensato di stringere il mio Nicco con la speranza di morire in quell’istante. Sì perchè il mio Nicco è nato in silenzio a una settimana dal parto. Morte in utero e tutto ciò che ne consegue: induzione del parto, parto naturale, montata lattea, autopsia, funerale, cimitero. Su consiglio delle ostetriche, Nicco lo abbiamo abbracciato, abbiamo una sua foto, ricordi essenziali all’elaborazione prima e alla trasformazione del dolore poi.
Niccolò si chiama così perché amo profondamente la musica di Niccolò Fabi… infatti il titolo del libro è proprio una frase di una sua canzone.”
Quando è nato il tuo libro?
“Il libro nasce tra il 2020 e il 2021 mentre aspettavo il mio arcobaleno. La gravidanza dopo una morte in utero è talmente impegnativa psicologicamente che o trovavo un modo per canalizzare l’ansia oppure si sarebbe trasformata in un inferno.* Tra le varie cose che facevo, la scrittura è stata una di quelle che più di tutte mi ha aiutato a buttare fuori le paure e le ansie.”
Quando hai pensato che la tua storia potesse servire anche ad altri genitori? “Mentre scrivevo sentivo dentro di me che quelle parole potevano essere d’aiuto ad altre mamme, ad altri padri, ad altre donne e uomini. Così parola dopo parola ho pensato di pubblicare il libro. Scrivere è stato terapeutico perché mi ha permesso di ripercorrere la mia storia in maniera ordinata, una tappa alla volta, ho potuto rimettere in ordine i pensieri, mi ha permesso di sostare nuovamente nel mio dolore, di sviscerarlo ancora una volta e di dargli una nuova forma.”
Se c’è una cosa che ho imparato in questi sei anni dal volo di Nicco è che la trasformazione del dolore è un processo sempre in divenire.
“Quando la pubblicazione del libro è divenuta reale mi sono subito detta che il ricavato sarebbe andato in beneficenza. I ricavi della prima edizione, infatti, li ho devoluti alla Fondazione Parole di Lulù e per la II edizione ho scelto CiaoLapo: so che queste due realtà, che conosco personalmente, possono contribuire a rendere le mie parole “oro” per qualche altra persona nel mondo!”
Quanto è importante per te la condivisione? “Condividere, anzi come scrivo sempre io dividere-con, è fondamentale per non rimanere soli con e nel proprio dolore. Dividere il proprio dolore con le persone che si sentono empaticamente coinvolte può fare la differenza… o almeno per me, per noi, è stato così… è stata l’unica arma contro la disperazione per far sì che non diventasse tormento.”
Cosa vorresti dire ai genitori che stanno affrontando adesso il lutto perinatale? “Prima di tutto che sono empaticamente vicina al loro dolore e poi direi di essere sincere con il loro dolore. Di guardarlo in faccia, evitando di fare finta di niente, evitando di “evitarlo”. Di non fingersi felici. Di viverlo il dolore. Perché anche se siamo immersi in un modo di persone che si mostrano sempre felici e contenti, la vita è un’altra storia: l’unico modo per essere davvero felici è attraversare il dolore, passarci dentro per poter arrivare “salvi nel porto”.
Potete trovare “L’oro si aspetta” su Amazon° e tra i nostri selezionatissimi “Libri che fanno bene”
^ E anche la copertina, che ho disegnato e regalato con affetto a Marta, per la sua opera.
* Dal 2022 abbiamo un corso di accompagnamento per le gravidanze successive al lutto, dove tra le altre cose si legge e si scrive: puoi trovare tutte le informazioni qui: corso arcobaleno.
° Il ricavato della seconda edizione del libro, al netto dei costi di stampa, è interamente devoluto alla nostra associazione.
Grazie Marta!

