Babyloss 2014 in Italia

by Claudia Ravaldi
CiaoLapo Onlus
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Nel nostro precedente post vi avevamo parlato del 15 Ottobre, del perché sia una data molto importante celebrata in tutto il mondo e di come da otto anni CiaoLapo promuova anche in Italia questa giornata di sensibilizzazione e di consapevolezza sul mondo dei genitori colpiti da lutto perinatale e sulle risorse necessarie per conoscere questo tipo di lutto e offrire sostegno.
Quest’anno ben 35 piazze italiane hanno aderito entusiasticamente all’organizzazione locale del BabyLoss Awareness Day e centinaia di genitori e operatori volontari si sono dati da fare nella propria comunità di appartenenza per infrangere un tabù anacronistico che ha un profondo impatto sul benessere delle famiglie e dei genitori colpiti.

Immagini e riflessioni da 35 città

Leggi i resoconti da tutte le città su www.babyloss.info

In molti, tra genitori e professionisti ci hanno messo la faccia, scendendo in Piazza, organizzando giornate di formazione e tavole rotonde. Ancora più persone hanno investito e donato il loro tempo per l’organizzazione, che è iniziata con più di sei mesi di anticipo sul mese di Ottobre. Tante sono state le risorse materiali e le risorse psicologiche investite in questo grande progetto di condivisione e cambiamento, tante le problematiche incontrate e poi risolte, tanti gli ostacoli superati. Per la prima volta in otto anni molti genitori sono passati dal ricevere cura all’essere parte attiva del cambiamento e della cura, ciascuno secondo il proprio tempo e le proprie possibilità. Molte di noi, forse senza esserne del tutto consapevoli, hanno infranto quest’anno uno dei primi dogmi del lutto non elaborato, che vorrebbe i genitori sfiduciati, disinteressati ai progetti di cambiamento, e soprattutto lontani e intimoriti dalle istituzioni, le quali vengono percepite, non sempre a torto, come indifferenti e distanzianti. Con grande tenacia molte di noi hanno invece varcato per la prima volta dopo la perdita le porte degli uffici pubblici e i portoni delle aziende ospedaliere, e hanno incontrato con determinazione e sensibilità i rappresentanti delle proprie istituzioni locali. Tante di noi si sono recate in uffici pubblici a richiedere spazio e ascolto, dando voce non solo alle esperienze personali ma anche al progetto importante che è nato da quel dolore e che è parte integrante della ri-nascita interiore che auguriamo a tutti coloro che sono colpiti da un lutto.

Colorare l’Italia con migliaia di palloncini rosa, azzurri e bianchi, offrire alla cittadinanza l’opportunità di decorare una farfalla con un pensiero per chi non c’è più ed è comunque amato e portato nel cuore (non solo figli o nipoti, ma anche fratelli, nonni, genitori), liberare quei palloncini nei cieli ostinatamente azzurri dopo giorni di nubifragio ha permesso l’incontro di due realtà parallele in molte città.
Ha permesso l’inizio di una con-divisione e di una con-vergenza, di due mondi altrimenti dolorosamente distanti.
A causa del tabù culturale italiano che nega il lutto perinatale ed esorta i genitori a “dimenticare” il prima possibile, ci troviamo socialmente sprovvisti di strumenti per accogliere nelle nostre comunità i genitori in lutto e per camminare con loro verso la speranza, e verso la trasformazione di quel lutto che ci fa così paura da essere lasciato lì, sospeso, a volte anche per anni. In molte realtà nostrane la vita della comunità di appartenenza e quella dei genitori in lutto scorrono purtroppo parallele, senza alcun punto di contatto, senza alcun servizio accessibile, senza alcun progetto territoriale e ospedaliero di prevenzione e di ascolto. I con-cittadini, le persone, pur vedendo il dolore, si aspettano semplicemente che prima o poi passi da solo, perché così è stato loro lasciato credere. Si fermano sulla soglia della paura, sulla soglia del compatimento, si fermano sulla mancanza di rituali condivisi e di parole per raccontare cosa è accaduto, cosa sta accadendo, cosa è possibile fare per aiutare.
Si fermano e consigliano, si fermano e minimizzano, si fermano e patologizzano le reazioni e i bisogni dei dolenti.
Nella metà dei casi per fortuna i genitori si attivano autonomamente per cercare aiuto, ed elaborano, se pur con fatica, il loro dolore, anche senza aiuti esterni. In un terzo dei casi, quei genitori lasciati soli, si ammaleranno di lutto. In altri casi, più rari e più drammatici, saranno i nuovi bambini di quelle famiglie abbandonate a portare su di loro il fardello dell’indicibile e il dramma dell’abbandono.

Per tutti questi motivi, che toccano piani molto diversi della persona, della famiglia, della società, della salute e del benessere dei cittadini, il 15 Ottobre è una giornata estremamente significativa, che offre alla cittadinanza l’opportunità di riflettere sulla morte perinatale, sulla vita di chi resta, su come è possibile aiutare e restituisce ai genitori quello spazio comunitario e quel senso di appartenenza che troppo spesso dopo un lutto viene a mancare.

Quest’anno in 35 piazze è avvenuto l’incontro della realtà allargata, quella della cittadinanza, con la piccola ma significativa realtà dei genitori in lutto. Nella maggior parte dei casi è stato un incontro fatto di conoscenza, scambio, condivisione. Un incontro non sempre facile, spesso temuto, sia dalla cittadinanza che dai genitori. Al termine del pomeriggio di consapevolezza un’onda di luce ha illuminato le strade, le piazze, le finestre delle case.
Dal punto di vista simbolico le nostre piccole luci accese nelle Piazze o tra le mani degli astanti sono state la metafora ideale di ciò che intendiamo promuovere nella nostra Italia, così ricca di risorse, anche emotive, eppure così povera di iniziativa e di curiosità: portare luce là dove le famiglie brancolano nel buio.
Portare luce agli occhi delle comunità chiuse e impaurite e sciogliere quelle mani nelle tasche.
Che vorremmo uscissero, quelle mani dalla tasche, e sfiorassero le nostre, di mani, e vorremmo che gli occhi ora illuminati non fuggissero dai nostri occhi orbi. Ma restassero, accanto, a testimonianza che no, di lutto non bisogna per forza ammalarsi nell’indifferenza generale.

Molti semi sono stati piantati, nelle 35 città in cui è stato celebrato il 15 Ottobre, molte nuove persone sono state accolte, le buone pratiche di accoglienza e sostegno al lutto sono state divulgate ancora una volta.
Il nostro ringraziamento va a tutti coloro che si sono impegnati con noi, a chi ha guardato oltre la paura e l’indifferenza, e a chi ha saputo cogliere con onestà intellettuale e purezza di cuore il profondo significato del 15 Ottobre e il prezioso tesoro che si nasconde dietro la consapevolezza.

Adesso, la parola alle mamme e alle volontarie, e i loro report sulla giornata.

Grazie a tutte/i, di cuore!

 

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