La vita dentro

by Claudia Ravaldi

Mi è capitato spesso che persone, anche colleghi, mi abbiano chiesto come faccio a lavorare serenamente con le persone in lutto. Davanti a questa domanda mi si apre un casellino mentale, come un fumetto, e mi chiedo: perchè davvero si può pensare che si possa eliminare “l’argomento morte” dalle nostre vite?

La morte fa paura, oh si che ne fa! Fa talmente paura che anche alla facoltà di psicologia il massimo che si riesce a fare è dedicargli un paio d’ore a fine corso di psicofisiologia clinica. Se poi parliamo di morte perinatale rischiamo di ritrovare i nostri interlocutori su un albero o dietro un cespuglio o di non ritrovarli mai più perchè se la sono data a gambe levate. E se pensiamo che non c’è neanche un nome per chiamare i genitori in lutto e che in Italia le statistiche parlano di circa 2500 famiglie ogni anno, iniziamo a renderci conto dell’entità della situazione.

 

La mia esperienza di psicologa facilitatrice di un gruppo di automutuoaiuto per genitori in lutto secondo il modello di CiaoLapo

 

Ho saputo che esisteva un’associazione che si occupava di lutto perinatale circa quattro anni fa, lo stesso periodo in cui più o meno mi accorgevo che nella mia formazione c’era un buco grande così, una voragine che mi spaventava ma che non potevo ignorare oltre.

Con CiaoLapo ho conosciuto la Dott.ssa Ravaldi che mi propose, con la dovuta formazione, di collaborare con lei alla facilitazione dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto per genitori in lutto.

Certo all’inizio non fu facile, non riuscivo a vedere altro che lacrime e dolore. Le storie che sentivo erano così piene di sofferenza, ma anche di amore e di vita. Eh si…in quei gruppi c’era vita!

Una vita che ricominciava da un punto diverso, con presupposti diversi e con una nuova consapevolezza, quella di chi ha attraversato un dolore inimmaginabile e che inimmaginabilmente sta tornando a vivere.

All’inizio spesso mi chiedevo se davvero fosse possibile continuare a vivere dopo aver perso un figlio, un figlio che da tante (troppe!) persone era considerato solo una brutta esperienza da rimuovere.

Ed ho capito che era proprio quello il punto, il punto di vista che poteva permettere alle persone di ricominciare o li ancorava per sempre ad una brutta esperienza goffamente nascosta in un angolino della memoria. Prima di diventare genitori in lutto, si deve diventare genitori.

Ho conosciuto tanti genitori che si sono scoperti tali grazie ai gruppi di Auto Mutuo Aiuto, all’inizio con paura e poi sempre con più orgoglio fino a dire con fierezza: “sono la mamma o il papà di mio figlio, un bambino morto troppo presto.”

Nel gruppo hanno trovato accoglienza, rispetto, fiducia e la possibilità di condividere dolori e gioie che “nel mondo reale” non era stato possibile esprimere.

L’obiettivo del gruppo non mai quello  di  allontanarsi dal “mondo reale” per circondarsi solo di altre persone in lutto “perchè solo loro possono capire”, ma anzi poterci stare arricchiti di una consapevolezza che non rende più i genitori in lutto spaventati e spaventosi, ma semplicemente genitori di qualcuno che c’è stato e che loro amano e hanno amato.

Il confronto con gli altri genitori funziona da specchio che permette di vedere, conoscere o disconoscere le reazioni, le emozioni e i sentimenti visti negli altri e di affrontarli supportati da un facilitatore e da un gruppo di persone che accoglie senza giudicare e a cui ci si può sentire liberi di appoggiarsi senza pesare.

Con il tempo, non un tempo definito a priori, i genitori trovano la giusta collocazione per il loro amore e per il loro dolore, uno spazio che gli permette di ricordare e di amare ancora quel bambino e allo stesso tempo di continuare a vivere. Questa è per me l’elaborazione del lutto, trovare un tempo e un modo dove poter conservare i ricordi importanti.

Il gruppo in questo è uno strumento prezioso, uno spazio condiviso nel quale affrontare le montagne russe insieme a qualcuno che comprende, accoglie e guida essendo o essendo stato anche lui sulla stessa giostra.  

Concludo con due importanti testimonianze di due coppie di genitori che hanno frequentato per un anno e mezzo, il gruppo che facilito, e che ora hanno deciso di continuare, riprendendo le loro parole, a camminare da soli.

 

Carmen e Stefano:

(…) e poi ho letto un post dove k e P avevano scritto: dopo la perdita di A. le più sane vere e amorevoli risate le abbiamo fatte nel gruppo, e così abbiamo iniziato a frequentare il gruppo, perchè avevamo tanto bisogno di ridere di nuovo. E avevamo anche tanto bisogno di raccontare le nostre giornate buie o più tranquille, ricordare le nostre figlie e sapere che saremmo stati ascoltati e capiti. E piano piano palando, ascoltando e piangendo abbiamo iniziato a sperare e a ridere di nuovo. Ci mancherà il nostro gruppo, ma sappiamo che siamo più tranquilli e che possiamo continuare il nostro cammino da soli

 

Michele e Ilaria:

Cosa è stato il gruppo AMA CiaoLapo per noi?

E’ stata una vela nei giorni di bonaccia ed un salvagente nei giorni di tempesta.

E’ stato un cerchio di rispetto, di ascolto e condivisione.

E’ stata la quercia sotto la quale abbiamo capito che il silenzio conta quanto la parola.

Sono state le pietre di un sentiero altrimenti ricco soltanto di fango e rovi.

E’ stata la tela su cui abbiamo dipinto un quadro grande.

Ma soprattutto è stato lo scrigno dei ricordi dei nostri bimbi

che rendendoli “vivi” ha dato loro importanza, valore e unicità.

 

Dott. Letizia Giorgini, psicologa volontaria Ass. CiaoLapo onlus

 

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